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Addio alla teoria dei due Stati Chiunque
possieda un minimo di buon senso si sarebbe accorto che la teoria dei “due
Stati” presentava almeno due vizi evidenti. Il primo, è che per avere due
Stati occorreva per lo meno che ciascuno fosse coeso al suo interno. Il
secondo, è che ciascuno poi riconosca l’altro, se si voleva la pace e non
continuare la guerra. Il cosiddetto Stato palestinese possedeva entrambi
questi difetti. Hamas e Fatah hanno protratto a lungo uno scontro armato che
si è concluso solo per la separazione dei due poteri e che può benissimo
riprendere in ogni momento, e Hamas non ha mai dimostrato interesse a
riconoscere Israele. Vi è poi una piccola questione geopolitica di fondo che
la dottrina dei due Stati ignorava e cioè che anche ammessa la nascita di uno
Stato palestinese, questo sarebbe sorto accanto agli altri stati nazionali
arabi della Regione come uno schiaffo in faccia per quelli, perché costruito
su pezzi del perduto loro territorio. Questo senza contare che si sarebbe poi
chiamato con il nome della Regione da quegli stessi Stati, solo parzialmente
occupata. Il vecchio presidente Boughiba alla Lega Araba usava dire che “la
Giordania era solo il nome di un fiume, quando la Palestina era la
Palestina”. Se si vuole completare il pensiero del presidente Bourghiba, bisogna
solo aggiungere che la Palestina non è tale senza negare la Giudea, perché
“Palestina” è il nome romano del regno di Giudea ed infatti i palestinesi
negano lo Stato ebraico. Il presidente Obama ha ignorato tutta questa
delicata questione, tanto che in medio oriente ha fatto un buco nell’acqua
dopo l'altro, peggio dei suoi predecessori che pure avevano mostrato una
maggiore cautela a riguardo. Trump avrà i suoi difetti, ma almeno ha mostrato
un'idea chiara: l’America sosterrà Israele, il suo alleato di sempre, per cui
i palestinesi vengano a patti con Israele se vogliono avere l’amicizia di
Washington. Il lato debole della posizione di Trump è invece nei confronti
dell’Iran. Obama era sprovveduto, ma non al punto di non riproporsi un’intesa
con la Repubblica islamica attraverso il nucleare che poteva nel medio
periodo riflettersi positivamente anche su Israele. Una scelta rischiosa di
sicuro, ma respingere l’Iran completamente presenta forse persino più rischi
di quanti ne potesse presentare il via libera statunitense ad uno sviluppo
nucleare. Roma, 16
febbraio 2017 |
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